Venezia è l’invenzione della felicità. La mostra dedicata a Jacques Henri Lartigue, alla Casa di Tre Oci, racconta la vita del fotografo francese. 120 sono le immagini dei suoi preziosi album fotografici.
E’ da inizio anno che volevo visitare questa mostra. Oggi mi sono decisa. Ho preso il vaporetto alle Zattere e sono scesa alla fermata del Redentore. Preferisco naturalmente passeggiare. E, in una manciata di minuti sono, in pratica, arrivata alle Zitelle. All’ingresso ai Tre Oci, a due passi dalla fermata del vaporetto “Zitelle”, conto una decina di persone in fila. Tutti, chiaramente, indossiamo la mascherina. Naturalmente ci detergiamo le mani con il gel messo a disposizione dal museo.
Mi immergo nel mondo di Lartigue fatto di felicità, ricordi ed emozioni. La musica degli anni ’20 ti avvolge in una dimensione d’altri tempi. Entro nel mondo del bianco e nero, che ha ispirato, tra gli altri, Henri Caritier-Bresson. Il tempo sembra essersi fermato. Lartigue ha voluto salvare “l’attimo dal suo inevitabile passaggio”. Insomma la sua fotografia è il mezzo per apprezzare ancor più il senso della vita e rivivere i momenti felici.
La rassegna curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol, rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue, e da Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci. La rassegna è organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, con il patrocinio del Ministero della Cultura francese.
Lartigue fece ciò che nessun fotografo aveva fatto prima e che nessuno fece dopo: fotografare la propria vita. Richard Avedon