Gustave Flaubert scriveva: «Perché una cosa sia interessante, è sufficiente guardarla a
lungo». Nel caso delle fotografie di Henri Cartier-Bresson avviene l’esatto contrario: basta guardarle una volta per trovarle interessanti.
Oggi è l’11 luglio e alle ore 11 devo entrare a Palazzo Grassi per vedere “Henri Cartier-Bresson Le Grand Jeu”. E’ una mostra diversa e forse anche per mille ragioni. La mascherina è obbligatoria. Il gel igienizzante mani è a disposizione dei visitatori. Il distanziamento è controllato dagli addetti in sala. Tutti sono in fila per accedere alle sale. Lascio alle spalle lo scalone e ad un certo punto sono avvolta da un mondo fatto di bianco e nero. I colori non esistono più.
E’ gioia potersi muoversi tra le sale, perdersi tra così tante fotografie, capire meglio la sua tecnica, vedere la vita con gli occhi di Henri Cartier-Bresson, ed anche i suoi ritratti di uomini e donne illustri, così come di sconosciuti. Sono anche loro i testimoni del tempo che fugge. Ci sono segni che la vita lascia sul nostro viso, a ricordarci la nostra umanità. Senza saperlo provo a pensare chissà cosa direbbe del mio progetto fotografico “Venice People“.
“Le Grand Jeu” è il confronto tra cinque punti di vista sul lavoro di Cartier-Bresson, l’Occhio del secolo. I cinque curatori, François Pinault (collezionista), Annie Leibovitz (fotografa), Javier Cercas (scrittore), Wim Wenders (regista) e Sylvie Aubenas (conservatrice). Ognuno di loro ripropone una cinquantina di immagini dell’artista. La selezione è circoscritta alle foto inizialmente scelte da Cartier-Bresson per la Master Collection, numerate da 1 a 385, di dimensioni 24×36 cm o di 36 x 24 cm (a seconda che siano verticali o orizzontali).
Credo che una collezione – in ogni caso quella che ho costituito io e che continuo ad arricchire – cerchi di trattenere qualcosa dell’ineluttabile fuga del tempo. Le opere, e il dialogo che si crea fra di loro, sono l’espressione stessa della vita,del suo dinamismo, della sua passione. Cartier-Bresson è un artista della vita furtiva, strampalata e quotidiana.
François Pinault
La mostra è co-organizzata con la Bibliothèque nationale de France e in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson.
Adoro l’arte (mi sono laureata in un’Accademia di Belle Arti) e amo scattare fotografie anche se questa passione ha più carattere amatoriale. Dalle tue parole sembra essere stata un’esperienza molto particolare. Peccato che Venezia sia così lontana