Venezia, squero

A Venezia si riscopre tristemente l’origine del silenzio, in questa disarmante solitudine primaverile. Meglio uscire di casa e scollegarsi dalla rete e della televisione, per qualche ora. Sento la voce dei pochi veneziani che sono sopra il ponte Lungo delle Zattere mentre i loro bambini si rincorrono, pur trovandomi lontana rispetto a loro, sorrido quando penso al gioco labirintico che crea il vento che mi sussurra le loro parole, i suoni circostanti e, rumori,

Parole, suoni e rumori che registro in questo video mentre mi trovo davanti a quello che considero uno degli angoli più suggestivi di Venezia, a pochi passi dalla Galleria dell’Accademia, all’incrocio tra il rio di Ognissanti e il rio di San Trovaso. Alcuni la considerano una delle foto cartolina che assolutamente è da avere e conservare nel proprio smartphone. Lo sguardo si apre sullo squero di San Trovaso (un cantiere per le piccole imbarcazioni in legno) ospitato in quella che si può definire una tipica casa di montagna, circostanza eccezionale per Venezia. E’ ancora attivo il laboratorio d’artigianato, qui si creano e si riparano le gondole, proprio come nel Seicento, quando per decreto dogale, dovevano essere verniciate in nero, in segno di lutto per la peste.

Non è semplice costruire una gondola, ci vogliono oltre due mesi di lavoro, 8 legnami diversi, 280 pezzi inchiodati, 11 metri di lunghezza per 1,42 di larghezza. Questi in sintesi i numeri della gondola, che è il simbolo della nostra Città insieme al nostro leone di San Marco, già mezzo di trasporto del Doge, e vanto dei nostri 400 gondolieri.

La gondola, uscendo dal verde splendore

del Canal Grande, sfugge, affusolata, nell’ombra azzurra

di un piccolissimo rio. Una striscia di muro, colore

d’ambra, ingoia questo nero fantasma dalla lunga coda.

Diego Valeri, Poesie, 1962

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