Si trova alle Corderie della Biennale, all’Arsenale, il monumentale busto in bronzo di Simone Leigh. Il busto di una donna misteriosa ricorda una casa di argilla e torreggia simile a una divinità. Anche le cinque sculture-forno habbi dimensioni importanti, il gruppo rappresenta i componenti della famiglia dell’artista Gabriel Chaile. Lo scultore, scenografo e attivista politico Aage Gaup propone alla BIennale un’opera che ricorda un’onda, sospesa a mezz’aria. Ma è l’uso di colori fluorescenti a conferire ai fiori di Tetsumi Kudo una sconcertante aura high-tech. Le masse di terreno proposte da Delcy Morelos si innalzano al di sopra del piano di calpestio e circondano il corpo dello spettatore. Non mancano le creature del mondo naturale di Raphaela Vogel, ambiziose opere multimediali in cui sono impiegate frequentemente parti di animali naturali e sintetiche.
La 59. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo “Il latte dei sogni”, a cura di Cecilia Alemani, organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Roberto Cicutto, inaugura sabato 23 aprile, la mostra sarà aperta al pubblico fino a domenica 27 novembre ai Giardini e all’Arsenale. Concepita e realizzata in un periodo di grande instabilità e incertezza. La sua genesi ed esecuzione hanno coinciso con l’inizio e il continuo protrarsi della pandemia di Covid-19 che ha costretto La Biennale di Venezia a posticipare questa edizione di un anno, un evento che, sin dal 1895, si era verificato soltanto durante la prima e la seconda guerra mondiale.
E’ una Biennale che immagina nuove armonie, convivenze finora impensabili e soluzioni sorprendenti. All’Arsenale dominano pittura, fotografia, linguaggio grafico, le installazioni scultoree assicurano sempre un grande impatto visivo.«Il latte dei sogni – spiega Cecilia Alemani – raccoglie le opere di 213 artiste e artisti provenienti da 58 Paesi e si concentra attorno a tre aree tematiche che si intrecciano attraverso il Padiglione Centrale e l’Arsenale. La mostra immagina un viaggio trans-storico che non ruota attorno a sistemi di eredità o conflitto, ma procede per rapporti simbiotici, solidarietà e sorellanze, incontrando lungo il tragitto artiste e artisti che hanno radicalmente ripensato le categorie dell’umano e del sé».
Articolo e video commentato sono stati realizzati per Il Gazzettino

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