Venezia, Sior Rioba e il naso portafortuna

Sior Antonio Rioba in campo dei Mori

La storia di Venezia mi affascina. Di recente mi è capitato di leggere un articolo di Alberto Toso Fei dedeicato a Sior Antonio Rioba la statua parlante. Incuriosita, sin da piccola da queste leggende, decido di fare una passeggiata sino al sestiere di Cannaregio arrivando dal campo del Ghetto. Mi devo dirigere verso Madonna dell’Orto, è qui che si trova Ca’ Mastelli, la “caxa del camielo”, con la sua “porta da tera”. Poco distante c’è anche la casa del Tintoretto. Quanto mi sarebbe piaciuto vedere il documentario di Kublai sul Tintoretto, l’altra sera programmato al cinema all’aperto, in campo San Polo, ma pioveva. Nelle vicinanze di Ca’ Mastelli del Cammello, in campo dei Mori, si incontrano le statue dei Rioba. O meglio di “Sior Antonio Rioba” ed i suoi fratelli.

E’ il 1112, così ricorda il codice 27 della Marciana in una vecchia cronaca. I tre fratelli Rioba, Sandi, Afani ed un servitore fuggono dalla Morea. Arrivati a Venezia con i proprio averi decidono di far costruire Ca’ Mastelli (i mastelli sono i catini, colmi di monete d’oro).

Nell’angolo tra la fondamenta e il campo do mori posizionano delle statue, a raffigurare quello che la storia ci descrive come mercanti truffaldini che commerciavano le stoffe.

Le statue in pietra sono sempre lì, murate e incastrate sulle pareti esterne dell’edificio. E’ la prima volta che fotografo Sior Rioba, non intendo, però, strofinargli il naso. Secondo una leggenda porterebbe fortuna ma dobbiamo ricordarci che, per un senso civico del bene comune, dobbiamo rispettare sempre quanto ci circonda.

Chi si inoltra in questa città non sa mai quale sarà la prossima cosa a capitare sotto i suoi occhi, o da chi verrà visto nel volgere di un attimo. Non si è ancora entrati in scena, che già la si abbandona per un’altra uscita.

W.G. Sebal, Vertigini

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