Venezia, Boche de Leòn

A pochi minuti da Piazza San Marco si trova la chiesa cattedrale di San Giorgio dei Greci. E’ considerata la più antica e storica chiesa dell’Ortodossia nella diaspora. Lascio alle mie spalle l’edificio seicentesco al quale si accede grazie ad un ponte ed oltrepassando un cancello. La fondamenta, che si affaccia lungo il rio, è privata. Il verde di un incantevole giardino sembra voler abbracciare l’acqua del canale mentre il campanile è visibilmente storto.

Decido di proseguire verso campo San Lorenzo. E’ qui che mi perdo in un dedalo di calli che mi portano al Ramo primo de la Madoneta. La calle è chiusa e, a maggior ragione, aumenta la curiosità di perlustrarla. Seppur difficile da scorgere vedo una bellissima palazzina ma un muro di mattoni ci separa. Esternamente ha tutto un suo fascino. Ed inizio a fotografare tanto da incuriosire alcuni passanti, tra cui anche l’amica Cristina Scarpa che si occupa della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista e che inizialmente scopro avermi scambiata per una turista.

A conquistare il mio interesse per i particolari veneziani è invece questa bellissima busta delle lettere che assomiglia ad una delle “Boche de Leòn” (vd. la foto di copertina del post di oggi).

Ai tempi della Repubblica di Venezia si parlava di “Bocche di Leone” (Boche de Leòn). Altri le chiamavano anche “Bocche per le Denunce Segrete” (Boche per le Denunzie Segrete). Di fatto stiamo parlando di semplici cassette postali destinate, però, a raccogliere le denunce segrete indirizzate ai magistrati. Queste cassette erano rappresentate in forma di muso leonino. Perché? A ricordare il leone di San Marco che è il simbolo dello Stato veneziano ed all’origine del comune nome di “Boche de Leòn”.

All’epoca le denunce, anche se garantite dal segreto, non potevano essere anonime. Pena la distruzione. A meno che non riferissero di casi di assoluta gravità. Ed in questo caso le magistrature avevano l’obbligo di effettuare un attento vaglio prima di procedere. Denunce, però, essenziali anche per per il funzionamento dei tribunali preposti alla sicurezza dello Stato. Che questi fossero gli Inquisitori di Stato oppure il temibile Consiglio dei Dieci.

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